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Fabio Domenicali si aggiudica l’URBAN Book Award 2025 con un potente racconto visivo sulla Polonia

Fabio Domenicali si aggiudica l’URBAN Book Award 2025 con un potente racconto visivo sulla Polonia

Siamo felici di annunciare che Fabio Domenicali è il vincitore dell’URBAN Book Award 2025 con il suo libro TEREN ZIELONY (Zona Verde). Il premio è stato assegnato dalla giuria presieduta da Denis Curti, una delle voci più autorevoli della fotografia contemporanea in Italia.

TEREN ZIELONY nasce dal desiderio di esplorare le tracce lasciate in Polonia dai grandi eventi del Novecento — l’occupazione nazista, l’Olocausto, il dominio sovietico — ma si è presto trasformato in un viaggio interiore, alla scoperta dei paesaggi solenni e incontaminati del Paese. Arrivato in Polonia nel 2008, l’autore rimane affascinato dall’atmosfera sospesa delle aree rurali, in cui il tempo sembra essersi fermato. Nel 2023, a distanza di quindici anni, tornato per ritrovare quelle emozioni e riconnettersi con la memoria dei luoghi, troverà un un Paese profondamente trasformato. Le immagini realizzate nei due inverni, del 2008 e del 2023, compongono un racconto intimo tra storia, paesaggio e introspezione.

 Il libro sarà pubblicato in occasione del Trieste Photo Days 2025.

La motivazione di Denis Curti:

Denis Curti, curatore, critico e figura di riferimento nel panorama fotografico nazionale, direttore artistico de Le Stanze della Fotografia a Venezia e di importanti festival e premi, ha così motivato la scelta del progetto di Fabio Domenicali:

Il progetto sulla Polonia di Fabio Domenicali esprime una notevole potenza visiva. Un bianco e nero ruvido e quasi notturno, diventa lo sfondo per raccontare una storia che ha a che fare con i sentimenti, con le contraddizioni e con i sogni di una nazione che si conosce ancora poco. Domenicali non perde tempo con la geografia. Si lancia a capofitto a disegnare per immagini i profili di uomini e donne capaci di restituire intimità e calore umano. È una precisa grammatica visiva, quella di Domenicali, che fa perno sull’emozione delle contraddizioni. Il paesaggio non è più solo sfondo ma habitat capace di contenere pulsioni e fremiti. È davvero corretta e coinvolgente la citazione in apertura dello statement di Antonio Tabucchi: Un luogo non è mai solo ‘quel’ luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.

Denis Curti

L’autore Fabio Domenicali

Fabio Domenicali Nato a Faenza nel 1965, è appassionato di fotografia fin da piccolo. Ha ricevuto la sua prima macchina fotografica come regalo per la Prima Comunione, iniziando così un percorso che ha alimentato la sua passione per la fotografia per tutta la vita. Nel corso degli anni ha realizzato numerosi lavori fotografici, ottenendo premi, riconoscimenti e pubblicazioni su diverse riviste di settore. Tra i più recenti da sono segnalare il primo premio al Portfolio Italia 2024, la selezione tra i finalisti del Gomma Grant 2025 e la selezione del libro TEREN ZIELONY al DUMMY AWARD 2025 a The PhotoBook Museum di Colonia. Parallelamente, ha sempre coltivato una fotografia diaristica e istintiva, che solo di recente ha riscoperto appieno attraverso una completa scansione del suo archivio di negativi. Da questa riscoperta è nata l’idea di mettere su carta ciò che era rimasto a lungo nascosto in pergamini e hard disk; insieme ad Alberto Pasi, ha quindi fondato nel 2014 una piccola etichetta indipendente FLOW photozine per la pubblicazione di photozine e libri.

Instagram: @domenicalif


Book Award Honorable Mentions

La giuria ha riservato una menzione speciale a questi due progetti, riconoscendone l’elevata qualità e la notevole originalità:

Andrea Bettancini – Chaos Karma

L’India non è uno scaffale ordinato del supermercato a cui siamo abituati; lo sguardo non trova mai un punto preciso dove posarsi, e ovunque rilevi qualcosa di degno di essere registrato, poco più in là scorge altre scene che si sovrappongono lungo i piani prospettici—mettendo in scena un “teatro del caos” che sfugge a ogni tentativo di rappresentazione iconografica capace di renderlo comprensibile e quindi rassicurante. L’India non si presenta allo sguardo come un sistema logico, ma come un organismo pulsante che respira fuori dal tempo, come un testo che si scrive ai margini di ogni grammatica. In India, né la modernità né la tradizione sono abbastanza forti da prevalere l’una sull’altra. Il consumismo e il modernismo occidentale reclamano una universalità che qui si trasforma in concetto astratto, inscritto in una memoria collettiva millenaria. Il risultato è una società schizofrenica che sembra sempre sul punto di precipitare nell’abisso, ma non lo fa mai. Un luogo in cui le percezioni umane si amplificano in una formidabile camera di risonanza sensoriale — un Ikebana al contrario che persegue la discordanza invece dell’armonia, in un equilibrio impossibile ma realizzato. In questo panorama, la narrazione lineare si sgretola. Le immagini non raccontano più una storia: si sovrappongono, si frantumano, si rincorrono in un vortice centrifugo. Ma proprio in questo turbine risiede una sfida: scoprire un nuovo modo di vedere.

Non ci sono risposte definitive in questo dilemma visivo, solo domande da abitare. Abbracciare il caos non significa cedere al disordine, ma riconoscerne il potenziale generativo. Il nostro sguardo può essere l’unico filo—un gesto che unisce ciò che sembra inconciliabile, trasformando i frammenti in senso. La domanda non è più “Cosa sto guardando?” ma “Come sto guardando?” — e per questa domanda non c’è un risposta semplice. Ogni sguardo è un atto che si perde, si dissolve, si rifrange. Eppure, proprio nella sua disintegrazione, l’immagine rivela qualcosa che non possiamo afferrare facilmente, costringendoci a cercare ancora.

Francisco Ubilla – Corners of Geometry

Corners of Geometry è un progetto di street photography che esplora allineamenti fugaci e silenziosi tra persone e spazio urbano. Scattate in città come Santiago, Palma di Maiorca, Lima, Madrid, Pechino e Londra, queste immagini rivelano scene quotidiane in cui luce, architettura e presenza umana si trovano momentaneamente in armonia. Questo libro è una meditazione visiva su queste coincidenze silenziose: una figura solitaria incorniciata dalle linee di una stazione della metro, il cappello di un’anziana che spezza un motivo geometrico, o una bancarella perfettamente racchiusa dai suoi proprietari. Ogni gesto invita a un modo diverso di vedere. Corners of Geometry non si limita a documentare la città: propone un modo di leggerla, come se fosse uno spartito vivente dove geometria e movimento si allineano per un istante. È un invito a fermarsi, osservare e riconnettersi con la bellezza nascosta che emerge dai ritmi inosservati della vita urbana.

Toby Binder – 053Kids

In un Paese industrializzato e ricco come la Germania, un bambino su cinque vive in povertà. In alcuni quartieri, come Duisburg-Hochfeld, la proporzione supera uno su due. Questo progetto è un documentario a lungo termine sulla vita quotidiana dei giovani, sull’ingiustizia sociale e sulle domande legate all’identità e all’appartenenza. E su cosa possa significare futuro e casa per questi ragazzi, in tempi in cui i partiti di destra promuovono deliberatamente la divisione sociale, mettendo chi ha poco contro chi non ha nulla. Sebbene i giovani spesso non conoscano il Paese d’origine dei loro genitori né si sentano accettati in Germania, usano le cifre 053—codice postale di Duisburg-Hochfeld—per identificarsi. È l’unico luogo a cui sentono davvero di appartenere. Questi sono i ragazzi 053. A Hochfeld si vedono tanto bandiere tedesche quanto street art antifascista. Spesso non è chiaro se le bandiere siano esposte da migranti come segno del loro desiderio di integrarsi, o dagli ultimi abitanti originari come segno di esclusione. Molti giovani hanno il passaporto tedesco e parlano il dialetto locale, ma non si sentono tedeschi. “Siamo i Kanacken, è così,” dice Apo, 17 anni. Per loro, “i tedeschi” sono soprattutto gli anziani che stazionano ogni giorno al chiosco lamentando il declino del quartiere — proprio come i giovani, che affrontano la mancanza di prospettive. A Hochfeld, il 93% dei minori provengono da famiglie di  migranti. Ensar si sente albanese, “perché ho sangue albanese. Ma sono nato a Berlino e se sto lontano da Hochfeld per cinque settimane, mi manca. Amo la Germania!” In un ambiente violento controllato da clan arabi, famiglie estese dell’Est Europa e gang di motociclisti, si lotta ogni giorno per risorse legali e illegali. Prostituzione, traffico di droga e armi mostrano ai giovani ogni giorno la via (apparentemente) facile del guadagno, rendendo la crescita un percorso complicato. Molti hanno già precedenti penali o esperienze in carcere, mentre altri cercano di farcela con lo studio. Ma spesso ci riescono solo con grande disciplina e impegno, dato che vivono in case sovraffollate e con redditi molto bassi. Il senso di gratitudine per le opportunità ricevute si mescola all’incomprensione per strutture troppo complesse, che ostacolano il successo dei giovani di questi quartieri. Gangster o rapper appaiono spesso come la scorciatoia più veloce verso una vita migliore.

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